Edizione 2023

dall’8 settembre al 08 novembre 2023

CapriArt* 2023

Dagli Stati Uniti a Capri, quattro personaggi e una stessa volontà di raccontare la loro arte sotto lo sguardo inedito dell’identità di genere. Edmonia LewisLuigi SettembriniTruman Capote e Caroline Shaw. Così diversi eppure così vicini, uniti dal filo arcobaleno della rivendicazione.

Si ispira agli Usa la terza edizione del CapriArt*, dal 7 settembre al 27 settembre a Villa Lysis e Centro Ignazio Cerio, e anche quest’anno il festival – con la direzione artistica di Mauro Gioia e il patrocinio dell’Unar (Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali della presidenza del Consiglio dei ministri) – sceglie una musa da raccontare, o meglio da riscoprire, per farsi rappresentare.

Quest’anno tocca alla rivoluzionaria e misteriosa Edmonia Lewis, figura emblematica e pioniera statunitense dell’arte plastica a cavallo tra il XIX e il XX secolo, nota per le sue imponenti opere candide e per essere stata la prima scultrice nera e gender della storia. Il suo legame con Capri si deve a Henry Wreford, il giornalista inglese primo cittadino straniero dell’isola e anticipatore del gender claim intorno al quale è nato il nostro festival. Fu lui uno dei primi a incontrarla e a raccontarla durante il lungo soggiorno romano dell’artista che qui entrò in contatto con la libertà della comunità delle scultrici donne americane rifugiate in Italia. Una vita avventurosa, dalle origini native americane alla scoperta identitaria della vecchia Europa e della nuova Roma centro del mercato e del mondo artistico dei primi anni del Novecento, il genio e il dramma di Edmonia Lewis rivivranno nell’interpretazione di Ira Franten nello spettacolo Wildfire, scritto da Giuditta Borelli, il 9 settembre a Villa Lysis. Lo introduce Roberto Sgalla, direttore del Centro Studi Americani, importante istituzione di cultura statunitense che ospiterà lo spettacolo il 30 novembre nella sede romana del Centro nell’ambito del Festival della Cultura americana 2023, quest’anno incentrato sugli americani in Italia. Apre la serata il mini-live di Syrene, il progetto musicale di Margherita Laterza che presenterà alcuni brani dell’album Caprilegio, un viaggio musicale ispirato a Capri e all’icona figura fluida della sirena: miti, storie e suoni antichi dell’isola mescolati a un immaginario iperrealista, rumori urbani e beat.

Il festival si apre il 7 settembre con I Neoplatonici di Luigi Settembrini interpretato in versione ridotta da Massimo Verdastro, accompagnato dall’arpa di Gianluca Rovinello con musiche dal Satyricon di Nino Rota. C’è una deviazione nella vita dello scrittore e patriota italiano: è il 1859. L’autore antiborbonico, sta scontando l’ergastolo dal 1851 nel carcere a Santo Stefano quando la sua pena viene convertita in esilio negli Stati Uniti. Durante la deportazione verso gli Usa il figlio Raffaele riesce a far dirottare la nave in Irlanda restituendo il padre alla sua storia e alla sua memoria. Memoria fatta anche di un testo scomodo, almeno per parte della critica incluso Benedetto Croce che cercano di cancellarlo dalla produzione del patriota. I Neoplatonici, per Aristeo di Megara, traduzione dal greco fu ritrovato per caso nel 1937 nella Biblioteca Nazionale di Napoli e pubblicato postumo nel 1977, è un racconto breve omoerotico probabilmente scritto negli anni del carcere ambientato nell’antica Grecia, non una traduzione dal greco come Settembrini dichiarò alla moglie. Nessuno in quegli anni descrisse con tanta equità e audacia scene d’amore e sesso tra due uomini, e nessuno in quegli anni lo lesse. Torna a rivivere in una potente interpretazione introdotta dal giornalista e Diversity editor del quotidiano La Stampa Pasquale Quaranta.

Non solo, il legame tra Settembrini e il CapriArt* è doppiamente stretto anche grazie ai materiali di archivio che hanno rivelato la collaborazione e l’incontro tra Luigi Settembrini e il “padre spirituale” del nostro festival Henry Wreford, personaggio fondativo della storia di Capri. Il giornalista inglese di stanza sull’isola dal 1842 conobbe Settembrini nel 1851 quando era imputato nel processo della Vicaria. “La frequentazione diretta ed epistolare seguita al loro re-incontro dopo che era stata fatta l’Unità d’Italia oltre a rinvigorire i loro comuni sentimenti anticattolici risvegliò l’interesse di Wreford per la lotta alle politiche oppressorie che sfruttavano surrettiziamente le differenze di genere, che fossero di colore, di sesso o altro poco conta, tema questo che, persi i modi esplicitamente politici, caratterizzò il suo lavoro negli anni seguiti all’unificazione dell’Italia fino alla sua morte”.

Restando in tema di genere, il festival prosegue l’8 settembre con lo spettacolo Garden Party della compagnia Kulturscio’k di Alessia Siniscalchi, adattamento della scandalosa opera Côte Basque di Truman Capote e della short story Kindred spirits. Gli spettatori saranno invitati ad una festa in maschera che si trasforma presto in una accesa critica della “società delle apparenze” a cui l’autore era legato in maniera conflittuale e un pretesto per raccontarne le contraddizioni approfittando della romantica e pettegola ora del thè. Lo spettacolo, un’improvvisazione site-specific con musica dal vivo, è scritto da Alessia Siniscalchi e Paul Spera e interpretato da Sean O’ Callaghan, dalla voce di Paul Spera e da Alessia Siniscalchi.

A chiudere il programma andrà in scena il 27 settembre, al Centro Ignazio Cerio, il concerto del quartetto d’archi Ombra Felice di Béatrice Muthelet. Alla terza presenza al festival, ormai diventato un filo conduttore della programmazione del CapriArt*, l’ensemble specializzato in esecuzione di compositrici donne dimenticate quest’anno dedica la sua esibizione alla compositrice americana Caroline Shaw. La musicista contemporanea 41enne vincitrice del Pulitzer Price for Music nel 2013 e del Grammy Award per la migliore composizione classica contemporanea nel 2022 verrà interpretata dalla voce della cantante Noëmi Waysfeld, accompagnata dalle musiche eseguite dal quartetto.